Ecco il link al sito in cui potete trovare non solo la parte a me dedicata, bensì altri contenuti molto interessanti:


https://hard-me.com/2021/03/15/intervista-a-mistress-marchesa-luisa-casati-prima-parte/


Ed ora, riporto in seguito la PRIMA PARTE dell'intervista:


Ci sono interviste a cui tu ti approcci per la curiosità del personaggio scoprendo poi l’unicità della persona. Con Mistress Luisa Casati è stato così. Il curiosare nel suo essere Domina ha man mano arricchito l’articolo di significati ‘altri’ che riguardano la sua biografia, scritti in un modo meravigliosamente personale, libero da schemi e dalla consueta ‘forma risposta’ che spesso caratterizza queste situazioni. Ragion per cui ritengo che l’intervista seguente sia, oltre che un validissimo documento informativo riguardo al bdsm, anche una lettura seducente ed appagante in senso lato. Bando agli indugi, ecco la prima parte.


Mistress Luisa, personalmente ritengo che l’universo bdsm sia anzitutto espressione della propria personalità. Mi parli del tuo ‘incontro’ con questa disciplina e di come, successivamente, è sbocciata la figura di Mistress Marchesa Luisa Casati?
La verità, solo la verità, nient’altro che la verità? Io non ho mai pensato di fare la Mistress.
È da quando ho 20 anni che sono attratta dal mondo del bdsm. Però a 20 anni, nella mia ingenuità ed ignoranza, lo associavo al sesso.

Alla differenza che intercorre tra lo scopare e l’essere scopato, che per me è sempre stata in quell’atto in cui uno dei due, per qualche motivo, riesce a sovrastare l’altro. Non in termini di dominazione ma in termini di riuscire a dare piacere.
Mi spiego meglio. A volte con la partner hai un amplesso formidabile da entrambe le parti.
A volte invece capita che o tu, o la partner, per qualche motivo (siete particolarmente eccitati, avete fatto una nuova cura di integratori, c’è la luna piena, boh?) riuscite a fare una prestazione top e lasciate l’altra persona sconvolta, sguardo perso, 40 orgasmi di seguito, che si alza a stento dal letto tutta spettinata e tremolante come un budino. E voi ancora belli in forze. Non che l’atto non sia stato soddisfacente, anzi, però lo è stato di più per una persona. A me sono capitate entrambe le situazioni: sia si trovare uomini che mi rigirassero come un calzino, e gli si facesse un monumento a quei rari casi di umani che sanno come si tromba, sia di essere io che sfinivo il partner che alla fine mi guardava con gli occhi sgranati come se fossi stata la scopata più bella della sua vita.

Ecco quel secondo. Quello sguardo. La mia vanità vive per quell’attimo.

Tornando ai miei 20 anni…collegavo il BDSM a questo. A me è sempre piaciuto che in ambito sessuale l’uomo prendesse il comando.
Quindi io volevo fare la slave. Ho avuto un periodo, verso i 25 anni, in cui avevo trovato un sito di incontri bdsm…ricordo lunghe telefonate nelle nottate di assistenza notturna, ma si sono sempre limitate a questo: telefonate. Non era come oggi. Non c’erano foto, dati, Facebook…era tutto molto più torbido, ed un minimo di istinto di sopravvivenza ce l’ho anch’io.
Poi la vita, gli studi, il lavoro, la convivenza, ti allontanano da questi interessi…provi a metterli in pratica col compagno “ma si dai, una benda e un paio di manette, che sarà mai, giusto per fare qualcosa di nuovo…” ma niente. 

È successo 4 anni fa, dopo un lutto. Ero diventata apatica a qualsiasi input.
Hai il lavoro a tempo indeterminato sei contenta??? Boh. Sei uscita col massimo dei voti anche da questo corso sei contenta???? Bah. Tutto così. Impermeabile a qualsiasi emozione.
Un giorno una mia amica mi consiglia di iscrivermi su Tinder. Si, hai letto bene. ‘Dai che ti tiri su il morale’ dice.
Oddio…Però l’ho fatto.

Da lì ho cominciato a vedere che c’erano dei profili di non meglio identificati Master. È stato come un fulmine a ciel sereno, il classico insight.
Ho pensato finalmente, posso riprendere questa mia curiosità da dove l’ho lasciata. Però ero cambiata. Erano passati anni.
Continuavo a incontrare uomini che si millantavano master, facevamo un aperitivo, parlavamo un po’, ma nulla. Non mi scattava nulla. Anzi, ero io a metter loro soggezione. Pensavo mah, si vede che non ho ancora trovato quello giusto…

Un giorno mi scrive un uomo di Bologna. Parliamo un po’, alla fine mi dice che è un sottomesso. Mi dice che lui vede in me delle caratteristiche da dominatrice non da sottomessa. E io rido.
Avevo sempre avuto un’attrazione per le Mistress, ma un’attrazione che si limitava a: “che donne affascinanti, non sarò mai cosi”. Mai in vita mi era passato per la testa di farlo…
Lui insiste. Gli dico ok proviamo. Sono una curiosa patologica, in fondo. Gli ho detto si, anche per provare un esperienza nuova. Gli ho detto ‘guarda che dovrò recitare, non è il mio ruolo, non è una cosa che sento mi verrà spontanea. Probabilmente scoppierò a ridere’.

E insomma questo alla fine viene lo stesso. Talmente disperato da non aver trovato nessun’altra che lo facesse a gratis probabilmente. Fortuna vuole che fosse un feticista, quindi è stata una serata molto soft.

Ho sempre avuto fortuna in queste cose, non mi sono mai capitate pratiche o persone che non fossi in grado di gestire, è sempre stato tutto come…un percorso predeterminato?
Fatto sta che a me quella prima volta ha lasciato il segno. Sono uscita dalla stanza d’hotel pensando che si, adesso avevo capito perché non so cantare, ballare, e via dicendo. Sono una Mistress. E credi, non abbiamo fatto nulla di che.
Però per me, in cerca di emozioni forti, esperienze nuove, un senso alla mia vita, trovarmi in una serata in cui in modo totalmente spontaneo, totalmente libero, mi divertivo a farmi servire come una regina, poi schiacciavo il cibo coi piedi e glieli facevo ripulire…detto così sembra niente, ma la prima volta è la prima volta.

Ho avuto il sorriso stampato in faccia per una settimana intera! E da lì è cominciato tutto, mi sono tuffata.
Con quel tipo ho perso i contatti. Dopo un altro paio di incontri, io volevo di più. Lui conosceva solo quelle 2 pratiche in croce, io volevo sperimentare. Quindi gli dissi che potevamo continuare a vederci, però che io avrei cercato anche altre persone, disposte a fare cose differenti, con passioni diverse, interessi diversi, limiti diversi.
Lui insisteva che se volevo sperimentare avrei potuto farlo su di lui, ma in realtà era un fifone incapace di uscire dalla sua zona di comfort che si era preso una cotta per me, e quindi abbiamo chiuso i rapporti. All’epoca, offeso nell’orgoglio, mi diede della bimbaminkia. Si, all’età di 30 anni, pare si possa essere ancora delle bimbeminkia.
“Sai” in tono saccente finché si guardava allo specchio “io e i miei amici (chi, il clan dei sottomessi al Dio Piede? Di certo non alla Dea Donna visto l’atteggiamento) abbiamo quest’abitudine di ridere delle bimbeminkia, queste nuove mistressine che si affacciano su questo mondo senza nemmeno sapere cosa fare”. Sono “quasi” sicura fosse una frecciatina rivolta me.

E quindi una, perché non ha esperienza, deve lasciar perdere a priori? Sennò viene considerata una mistressina di poco valore? Una deve lasciar perdere a priori un mondo da cui è attratta e che ha voglia di sperimentare? Prima esperienza di misoginia: proprio dal primo uomo che avevo conosciuto come “slave”. Alla faccia dello slave. Siamo sempre lì…sono tutti sottomessi finché la Mistress asseconda i loro desideri, per quanto lo nascondano dietro a falsi atteggiamenti di deferenza.

Ma io ho continuato ad esplorare ed è stato ogni volta una scoperta nuova, ogni volta una sorpresa, ogni volta una cosa unica. E un sacco di pali in faccia.
E li ho anche capito che BDSM e sesso non vanno di pari passo. Quello che volevo io era una dominazione finalizzata ad un maggior piacere sessuale, ma non sarei mai stata disposta a fare quello che faccio fare ai miei sub. Devozione, sottomissione, anche il solo inginocchiarsi davanti a qualcuno…no, non fa per me.

Ho proseguito in questo percorso, che è stato anche una scoperta di me stessa, lati del mio carattere a cui non davo il giusto valore, esperienze che avevo da sempre desiderato fare e che non ero mai riuscita a mettere in pratica, è stato come salire una scalinata, come se i gradini si materializzassero uno dopo l’altro sotto i miei piedi.

La scelta del nome, l’ho fatta sempre seguendo questo fiume di coincidenze. Poco prima del mio ingresso nel mondo Femdom, poco prima di scoprire questa mia qualità, anzi, viva la modestia, chiamiamolo talento, ricordo una conversazione significativa in cui mi si diceva che ricordavo il personaggio della Marchesa. Stiamo parlando circa di 5 anni fa circa, poiché prima di cominciare come Prodomme, l’anno scorso, ho fatto prima il mio periodo di “gavetta.” Ne avevo solo sentito parlare, non ricordavo la storia nello specifico.
Dunque ho fatto delle ricerche, ho scoperto che era stata un flirt di D’Annunzio, che era una ricca ereditiera che aveva sperperato tutti i suoi averi in velleità d’ogni tipo, poiché, com’era tipico della cultura Dandy, cercava di far diventare la sua vita un’opera d’arte. Inoltre, aspetto molto interessante, era nota per dare delle feste nella sua enorme villa, nelle quali amava passeggiare con solo una pelliccia addosso, per farsi ammirare in tutto il suo splendore.
Trucco molto marcato, abiti particolari e ricercati, gusti sessuali ambigui…il perfetto esempio di donna pioniera all’interno di una società bigotta e moralista, una donna che amava la vita ed i suoi piaceri e non ne faceva segreto, anzi, provocava al fine di risvegliare le coscienze collettive…come non innamorarsi di un personaggio così?
E come fare a non scegliere quel nome, così carico di storia e pregno di significato, in concomitanza alla necessità di trovarmi un “nome d’arte”?
Coincidenze.

La presentazione con cui si apre il tuo sito dice molto del tuo approccio al bdsm. Innumerevoli sono i passaggi significativi: tra questi ne seleziono due. Anzitutto ti definisci ‘Feticista della lingua italiana’. Ammetto che sei la prima a farlo che io sappia: mi chiarisci meglio questo tuo ‘feticismo linguistico’? In aggiunta, ti chiedo: il ‘fetish’ in questione implica anche un eventuale legame con la sapiosessualità?
Feticista della lingua italiana vuol dire tutto e niente. Te lo posso spiegare sinteticamente ed ironicamente così: sono quell’odiosissimo tipo di persona che sente l’esigenza di correggere ogni congiuntivo sbagliato. È solo una delle mie tante fissazioni per il perfezionismo, probabilmente però quella che reputo più significativa in un primo approccio con un estraneo.
Sembra un concetto stereotipato, ma il modo in cui una persona parla, o scrive, dice molto del suo livello culturale ed intellettivo. Apprezzo un testo, una mail, un messaggio, scritti con criterio, senza fretta e superficialità, scorrevoli ma che allo stesso tempo padroneggino sapientemente il lessico e la sintassi e si, il tuo collegamento è esatto.

Non a caso, quando mi iscrissi su Tinder come ti raccontavo prima, una delle frasi nella bio era : “reputo l’intelligenza l’aspetto, tra tutti, più sensuale.”
Solo mesi dopo ho scoperto che esisteva una catalogazione anche per questo:  sapiosexual.
Ormai esiste una catalogazione per tutto. Non so se sia un bene o un male. Era bello scoprirsi da soli.

Altra frase significativa con cui descrivi il tuo essere mistress dice ‘Ci tengo a specificare inoltre che qualsiasi sia la pratica affrontata durante la sessione, il mio approccio ad essa è di trascendenza e catarsi.’ Entriamo dunque nel merito della sessione secondo Luisa Casati: cosa è per te una sessione e quali sono le coordinate psico-fisiche che vi si attivano, tanto da parte della Domina che da parte dello slave?
Per risponderti devo fare un discorso a monte. Avendo fatto studi specifici che mi hanno portato a lavorare nell’ambito della riabilitazione psichiatrica, per me è stato impossibile non fare un parallelismo tra ciò che faccio per lavoro, e che è tuttora la mia attuale e più grande passione, cioè lo studio della mente umana, e ciò che faccio per…secondo lavoro.

Come avrai visto dal mio sito, il mio interesse va oltre il semplice fare sessione. Ho il mio blog, in cui ogni tanto pubblico degli articoli (mi piace definirli così) con la speranza di fare un po di luce sulle ombre che ancora avvolgono il mondo del bdsm.

Tuttavia a volte sembra essere una battaglia alla Don Chisciotte.

In un epoca in cui prevale ancora la cultura del machismo, in cui ci si masturba guardando due lesbische fornicare, ma si “lapidano” gli omosessuali maschi, diventa davvero difficile spiegare le sfaccettature di questo mondo. Significherebbe aprirsi dinnanzi ad una platea di scettici.
A proposito di omosessuali: un ragazzo gay, nella stragrande maggioranza dei casi, passa un’adolescenza in cui viene bullizzato dal gruppo dei pari, incompreso dalla famiglia, non accettato dagli amici e, oltre a questo, deve fare i conti con sé stesso, guardandosi tutti i giorni allo specchio e ripetendosi che non è il mostro che gli altri lo definiscono. Questo nell’ipotesi in cui accetti se stesso.
Perché sarebbe molto più semplice fingere. Niente responsabilità, niente conseguenze.

Davvero? Sarebbe davvero più semplice passare tutta la vita mentendo a sé stesso e a chi ci sta attorno? E questa dinamica, rapportata al BDSM?
Quanto può essere semplice per una donna, già per il solo fatto che è donna, dichiarare a parenti, amici, colleghi che è una Dominatrice?
Quanto può essere semplice per uno slave, solo per il fatto che è uomo, e dovrebbe quindi sottostare alla regola del “trombane più che puoi” dichiarare a tutti che ama farsi sottomettere dalle donne?

Dunque amo questo mio ruolo anche per il fatto che in un qualche modo serve per smuovere le coscienze e far sentire la voce di chi pratica bdsm, e di chi purtroppo per dogmi sociali è costretto a praticarlo tenendo la propria identità nascosta a causa delle possibili ripercussioni lavorative e familiari.

Come dicevo, il confine tra i due lavori è presente ma non è così netto. È una forma di terapia in entrambi i casi. Amo addentrarmi nei vicoli oscuri della mente umana, e ho riportato questo mio approccio nella disciplina Femdom. Perché una Mistress non è solo una sex worker, questo non è un lavoro che si basa solo sul soddisfacimento di bisogni sessuali legali a parafilie e quant’altro, come credono tutti. È la liberazione della vergogna. 
Un viaggio introspettivo in cui ci si scontra coi propri fantasmi, con ciò che la società ci ha insegnato come giusto e sbagliato, con l’accettazione delle proprie fantasie e la liberazione da quello stato di angoscia costrittiva tipica della vita e delle aspettative che si riversano su ognuno di noi.

Una sessione finalizzata solo alle pratiche porterà il sottomesso a diventare un esperto in tal senso, ma io voglio di più. Voglio che, parallelamente all’esperienza di disciplina e istruzione, vi sia un evoluzione della persona, una sua maggiore conoscenza di sé, dei suoi gusti sessuali, un’accettazione di essi a livello profondo, poiché sono convinta che per quanto si cerchi di tenere le due vite rinchiuse a compartimenti stagni, ci sia comunque una sorta di interscambio, dunque inevitabilmente un percorso evolutivo bdsm porterà dei vantaggi e dei miglioramenti anche alla sfera personale ed alla vita quotidiana.

Ogni mistress ha una sua peculiare tipologia di approccio con lo slave. Colui che ti contatta in vista di un possibile rapporto di dominazione si mette alla tua mercé fin da subito, per cui direi che – correggimi se sbaglio – la dominazione comincia ‘a priori’, ovvero prima ancora della sessione vera e propria. Tu in quanto mistress sei chiamata a ‘guidare’ il potenziale slave cercando di apprenderne la consistenza psichica e le specificità del caso, in modo da studiare una sorta di ‘percorso formativo’ tramite quel linguaggio costituito dalle pratiche. Prima della possibilità d’agire c’è una delicata fase preparatoria, voglio dire. Pensi che questo pensiero corrisponda al tuo ‘modus operandi’?
Ecco questo mi indispone assai. Con la tua domanda hai appena sintetizzato la mia precedente risposta, e l’hai addirittura spiegata in modo più chiaro.
D’ora in poi leggerò le tue domande una ad una e ne farò un oculato copia e incolla dove necessario! Si scherza, si scherza…
Comunque si. Questo è esattamente il mio “modus operandi”.

Fatta la premessa data dalla risposta precedente e senza quindi ritornare nel merito, laddove un sub mi contatta, che sia per una sessione o per un percorso di sessioni, devo prima fare le opportune considerazioni. Ovviamente varia sempre da chi si ha di fronte, alcuni si raccontano molto facilmente, altri sono più restii, dunque va indagato maggiormente per fugare ogni dubbio, con alcuni si crea subito una sorta di sintonia per cui riesco ad intuire già da subito che tipo di sessione sarà adatta a loro, con altri ci vuole più tempo.
Inoltre, tralasciando per un attimo l’aspetto cervellotico della questione, trovo che una conoscenza più o meno approfondita, che avvenga tramite messaggi o telefonate, sia quasi una forma di preliminare erotico cerebrale, che prepara il sottomesso all’incontro.

In fondo, fermiamoci un attimo a pensarci e confrontiamo la cosa con il sesso vanilla. Sarebbe come conoscere un partner on line, e torniamo sempre a Tinder, io davvero non so perché, scambiarsi una breve telefonata, incontrarsi, e…con questi presupposti, aspettarsi l’amplesso del secolo.

Sul serio?

Situazione Femdom: ancora più difficile. Se il sesso vanilla ormai è sdoganato da stigmatizzazioni e moralismi vari, la sessualità bdsm non lo è.
Dunque capiterà che arriva in sessione un sub ormai esperto, che non ha più filtri inibitori nel parlare di sé e delle sue fantasie, come capiterà che arriva in sessione un sub che finora ha parlato solo con se stesso davanti allo specchio. Come possiamo pretendere che questa persona ci riveli rapidamente, sinteticamente, senza giri di parole, le sue fantasie più nascoste, senza trovarsi in una situazione di terribile disagio e vergogna? E allo stesso modo, come potrà mai lasciarsi andare in sessione, con i minuti contati e di fronte una donna dominante sconosciuta?

Capisci bene che con questi presupposti, fare una sessione in cui si porta il sottomesso in questione a lasciarsi totalmente andare, ed addirittura vivere un’esperienza sensoriale e cerebrale intensa, sembri quasi un miracolo? Ebbene si. Noi Mistress facciamo di questi miracoli.

Presto online la seconda parte dell’intervista

Ecco dove trovare Miss Luisa:
Il suo sito ufficiale https://mistressmarchesaluisacasati.jimdofree.com/
Il suo account Twitter https://twitter.com/CasatiLuisa
Il suo account Instagram https://www.instagram.com/miss.luisa.casati/
I suoi video su Clips4Sale https://www.clips4sale.com/studio/165895/marchesa-luisa-casati