Nel prossimo articolo vorrei soffermarmi a parlare del collare come simbolo della cultura BDSM.


Perciò è doveroso e necessario dare degli accenni storici circa i principi e le tradizioni della cultura leather da cui è nato il BDSM “moderno”.


Era un mondo prevalentemente gay, con rigidi protocolli sia all’interno delle singole relazioni D/s, sia -in maniera più estesa- nell’ambito della stessa comunità.


 I vari titoli per i Dom e i sub non venivano autoproclamati come succede oggi. Vi era un vero e proprio concilio di “anziani” che valutava le candidature che spesso erano anche suffragate da veri e propri esami attitudinali.


Era quindi un mondo in cui le gerarchie erano molto rigide e, d’altronde,  trattandosi di un mondo derivato direttamente da quello militare del secondo dopoguerra, non poteva essere altrimenti.


Il collare era quindi un simbolo del proprio status, così come lo potevano essere le mostrine su una divisa. Averlo o non averlo faceva un’enorme differenza e lo stile del collare dava precise indicazioni su quale fosse il tipo di relazione in cui si era coinvolti.


Ogni rapporto D/s aveva i suoi protocolli e, di solito, ogni comunità leather condivideva i suoi principi di base ed i protocolli di chi ne faceva parte finivano per essere molto simili tra loro.


Rileggendo molti dei libri scritti dai cosidetti esponenti dell’Old Guard (la Vecchia Guardia, ovvero chi aveva vissuto quel periodo pioneristico del mondo leather/BDSM), appare evidente come oggi tutto sembri fatto all’acqua di rose, anche se, dei margini di discrezionalità sono necessari per poter adattare tradizioni e protocolli alla proprie esigenze, adattate anche all’epoca in cui si vive.




Luisa Casati