Questo articolo ha lo scopo di fare un po’ di chiarezza all’interno dello sconfinato mondo del BDSM.


Come ho già accennato nel precedente articolo, infatti,la disciplina viene vissuta in modo soggettivo, non ci sono manuali di istruzioni, rituali di sottomissione validi per tutti, è la devozione ed il rispetto che si provano verso la Padrona il primo grande atto di sottomissione. Il resto viene da sé, in base alle esigenze di entrambe le parti.


Volendo dare una definizione tecnica, lo slave è colui che per scelta assume il ruolo di sottomesso all’interno del gioco della Dominazione.


Può essere uno slave che sceglie una Padrona, e con Lei comincia un percorso di addestramento, un rapporto dunque che si prefissa di diventare sempre più profondo e continuativo, che può essere o meno suggellato da un “contratto di schiavitù”, e che al suo interno avrà dei protocolli ben definiti, ovvero tutti quei comportamenti che la Padrona impone al suo sottomesso, che possono essere taciti oppure scritti.


Può essere anche uno slave sessionista, che ama un determinato tipo di pratica, indipendentemente da chi la mette in atto, e sceglie dunque di provarla con diverse  Mistress.


Dei risvolti psicologici che si nascondono dietro alla scelta di diventare uno schiavo, parlerò in  modo approfondito in un articolo dedicato.


Tuttavia, una cosa mi preme dirla:


In una società come la nostra, in cui nonostante l’apparente apertura mentale, ci sia ancora molto lavoro da fare per quanto riguarda stereotipi e pregiudizi, una persona che riesce ad avere un livello di introspezione tale da riuscire ad identificare un kink, una perversione, accettarla, e cercare di convogliarla e metterla in atto in modo sano sicuro e consensuale, sarà senza ombra di dubbio un individuo molto più equilibrato rispetto ad un altro che, a parità di perversione, non riesce ad accettarla e fa di tutto per rimuoverla e negarla a se stesso.


Quest’ultimo individuo, evidenze scientifiche lo dimostrano ormai dall’epoca di Freud in avanti, si ritroverà a soffrire le conseguenze di questa negazione con manifestazioni nevrotiche di vario tipo, dallo stato ansioso e/ o depressivo, alla frustrazione, all’aggressività auto-eterodiretta ecc.


Tornando alla figura dello slave, fornirò in seguito un elenco di varie fasi.


Si tratta degli step della sottomissione.


Cosa vuol dire? Significa che quando un individuo entra per la prima volta, in punta dei piedi, nel mondo del BDSM, non si offrirà mai come schiavo disposto a tutto.


Ci si immerge con lentezza e gradualità.


Un neofita avrà dei limiti, delle difficoltà a cedere il controllo, fattori che via via che procederà con l’addestramento andranno a dissolversi sempre di più.


 L’elenco che riporto in seguito è da intendersi come una classificazione non rigorosa.


Fu scritta da Diane Vera e pubblicata in “Lesbian S/M Safety Manual” edito da Alyson Press, Copyright 1984 and 1988.


Per questo motivo si parla dello slave al femminile.


Per non manomettere un testo originale tratto da una pubblicazione, ho appositamente lasciato i termini come sono stati indicati dall’autrice stessa, avvisando tuttavia i lettori che queste figure si possono rivolgere sia al maschile, sia al femminile.


 1) MASOCHISTA COMPLETAMENTE NON SOTTOMESSA, OVVERO l’EDONISTA KINKY


Non le piace il servizio, l’umiliazione o il cedere il controllo. Solo il dolore e/o la sensualità un po’ più piccante, secondo i termini della masochista stessa e per il suo piacere diretto (es, è eccitata unicamente/prevalentemente da un determinato tipo di sensazione fisica piuttosto che dall’essere “usata” per gratificare il sadismo del partner).


 2) PSEUDO-SOTTOMESSA NON SCHIAVA


Non è affatto per il fare da “schiava”, quanto per i giochi di ruolo da “sottomessa”, es. scene scolaretta/insegnante, infantilismo, travestitismo “forzato”. Di solito le piace l’umiliazione, ma NON è per la servitù, nemmeno durante il gioco. Detta i termini della scena in modo abbastanza ampio.


 3) PSEUDO-SOTTOMESSA SCHIAVA NEL GIOCO


Le piace giocare a fare la schiava; le piace sentirsi  subordinata; in alcuni casi le può piacere sentire che viene “usata” per gratificare il sadismo del partner; può anche servire in qualche modo il Dominante, ma solo secondo le regole della “schiava” stessa. Detta i termini della scena in modo abbastanza ampio. Spesso è un feticista (es. adoratrici dei piedi)


 4) SOTTOMESSA REALE NON-SCHIAVA


Cede realmente il controllo (solo temporaneamente e all’interno di limiti concordati), ma riceve la sua soddisfazione da aspetti della sottomissione diversi dal servire o dall’essere usata dal Dominante. Di solito è eccitata dalla incertezza, vulnerabilità e/o dal rinunciare alla razionalità. Non detta i termini della scena se non quelli molto generici, ma ciò nonostante ricerca prevalentemente il suo piacere diretto (anziché trovare il suo piacere nel soddisfare il dominante).


 5) VERA SOTTOMESSA SCHIAVA NEL GIOCO


Cede realmente il controllo (sebbene solo temporaneamente, solo durante brevi “scene” e all’interno di limiti) e ottiene la sua soddisfazione prevalentemente dal servire/essere usata dal suo Dominante, ma solo per scopi ludici, solitamente erotici. Può o può non essere interessata al dolore. Se lo è, è eccitata dal dolore in modo indiretto, es. ama essere l’oggetto del sadismo del proprio partner, riguardo al quale la sottomessa pone pochi requisiti o limitazioni.


 6) SEMI-SCHIAVA PER BREVI-PERIODI SENZA LEGAMI, MA PIU’ CHE SEMPLICE GIOCO


Cede realmente il controllo (di solito all’interno di limiti concordati); vuole servire ed essere usata dal Dominante; vuole fornire servizi di tipo pratico/non erotico così come quelli piacevoli/erotici, ma solo quanto la “schiava” è dell’umore giusto. Può anche comportarsi come una schiava a tempo pieno per, diciamo, alcuni giorni di fila, ma è libera di interrompere la cosa in qualunque momento (o alla fine dei giorni concordati in precedenza). Può o può non avere una relazione con la sua Mistress/Master, ma in ogni caso, la “schiava” ha l’ultima parola su quando servire.


 7) SCHIAVA PART TIME DI TIPO CONSENSUALE-MA-REALE


Ha un impegno in essere all’interno di una relazione Padrone/schiava e si ritiene una proprietà del Dominante in qualunque momento. Vuole obbedire e accontentare il suo Dominante in tutti gli aspetti della vita, pratici/non erotici e piacevoli/erotici. Dedica la maggior parte del tempo ad altri impegni “es. il lavoro) ma il Dominante ha la precedenza nel tempo libero della schiava.


 8) SCHIAVA CONSENSUALE A TEMPO PIENO E CONVIVENTE


Con non più di alcuni limiti/richieste ampie, la schiava considera sé stessa come esistente unicamente per il piacere/stare bene del Dominante. La schiava in cambio si aspetta di essere considerata una proprietà preziosa. Non molto diversa dalla situazione della casalinga di una volta, fatto salvo che all’interno del mondo S/M la posizione della schiava è totalmente consensuale, specialmente se si tratta di uno schiavo maschio. All’interno del mondo S/M, una situazione di schiava full-time viene iniziata con una esplicita consapevolezza della sua rilevanza, con maggiore consapevolezza della rilevanza del potere che viene ceduto e perciò viene intrapresa con molta più cautela, ma anche con maggiore consapevolezza dei possibili pericoli e con più chiari e più specifici accordi di quelli che di solito precedono il matrimonio tradizionale.


 9) SCHIAVA CONSENSUALE TOTALE SENZA LIMITI


Una comune fantasia ideal che probabilmente non esiste nella vita reale (eccezion fatta in alcuni culti religiosi autoritari e in altre situazioni in cui il “consenso” è indotto dal lavaggio del cervello e/o pressioni sociali od economiche e quindi non è del tutto consensuale). Alcuni puritsti dell’S/M insistono sul fatto che una persona non è davvero una schiava se non è disposta a fare assolutamente qualunque cosa per il suo Dominante, senza alcun qualsivoglia limite. Ho incontrato alcune persone che dichiaravano di essere delle schave senza limiti, ma in tutti quei casi ho ragione di dubitare di tale affermazione.




Fb: Luisa Casati


Ig: miss.luisa.casati


Pag Fb: BDSM Domination – Mindfucking