Già nel primo articolo spiegai, anche per i più scettici, quali sono le reazioni chimiche che avvengono a livello cerebrale quando si pratica BDSM, per offrire una panoramica più o meno completa che rispondesse alla solita, noiosa, domanda del  “perché lo fate?”.


Ora vorrei fare un passo indietro e cercare di spiegare invece quali sono i motivi che spingono l’individuo ad avvicinarsi a questa disciplina.


Il primo articolo aveva infatti lo scopo di analizzare le dinamiche neurologiche durante un rapporto BDSM, non precedentemente ad esso.


E come meglio si può spiegare la motivazione più profonda, se non portando le testimonianze dei diretti interessati?


Un compito piuttosto arduo.. il BDSM è una disciplina che pur trovando la sua origine e le sue tradizioni in protocolli abbastanza chiari, seppur flessibili, al giorno d’oggi è vissuta da ognuno in un modo diverso, a seconda della sua impostazione caratteriale, e di preferenze, e di punti di vista.


Quindi spieghiamo innanzitutto COSA NON E’ la psicologia dello schiavo:


-  Un modo per stare vicino ad una bella donna. Molte Mistress sono di una bellezza sconvolgente. Ciò potrebbe portare molti uomini a sopportare, pur di star loro accanto, o di avere un’interazione con loro, umiliazioni ed altre pratiche, nella speranza che la Miss in questione li usi un giorno come oggetto sessuale.


-  Una pratica sessuale. Va fatto un distinguo tra quello che è il feticismo sessuale e la pratica sessuale. Lo slave ha generalmente dei kink, dei feticismi, che trovano appagamento nella vastità delle pratiche BDSM, ma che non si concludono con l’atto sessuale.


-  Una scelta nata per moda o curiosità.


Personalmente non credo esistano “mode”, ma reali esigenze psichiche/relazionali/sessuali e copioni comportamentali, che assolvono a bisogni profondi, spesso di tipo affettivo/relazionale.


Un comportamento sessuale non può essere emulato a seguito di una lettura più meno appassionante, ma per essere vissuto appieno deve obbligatoriamente correlare ad un’infinita gamma di sfaccettature interiori, psichiche ed ovviamente diadiche.


Un po’ di storia:


Storicamente alcuni importanti psicoanalisti hanno interpretato il BDSM come la prova tangibile di una condizione psicopatologica sottostante, da correlare talvolta ad esperienze traumatiche infantili ed a conflitti irrisolti - ancora dolorosamente presenti nella psiche - traslati poi nelle relazioni di chi le sperimenta.


(Stolorow, 1975; Valenstein, 1973, Bychowsky, 1959; Valenstein)


Oggi sappiamo che non è sempre così.


Nel BDSM si distingue un dominante, definito anche Master o Mistress, ed una o un dominato, definito anche Slave.


Questi ruoli raramente sono intercambiabili, perché dipendono dalle più profonde inclinazioni della psiche: la stessa persona solitamente assume sempre lo stesso ruolo perché consono alla sua struttura di personalità ed alle sue inclinazioni sessuali, oltre che alla sua storia di vita, d'amore ed ai luoghi della sua infanzia.


Quando un partner dominante incontra un partner sottomesso e viceversa, questo non capita per caso, solitamente si riconoscono tra mille anime.


Tra di loro si instaurerà una relazione intima e la dimensione di consensualità sarà il punto chiave che permetterà loro di vivere in maniera serena e ludica una relazione affettiva/sessuale senza pericoli per la salute psico/fisica.


La distinzione tra sadico e masochista non è dalla facile e manichea lettura.


Erroneamente si crede che il masochista sia il vero succube/sottomesso, cioè colui che subisce passivamente le "richieste' del sadico e che il vero carnefice sia invece il sadico.


In realtà non è così, perché può anche capitare che le regole del gioco vengano dettate proprio dal sottomesso mentre il dominante accondiscende ai suoi desideri più profondi.


Paradossalmente possiamo affermare che le pulsioni del dominante derivino proprio dalla "volontà ancestrale" di prendersi cura dell'altro, di proteggerlo e di tenerlo dentro di sé al riparo dal mondo; mentre il sottomesso viene mosso dal bisogno di tenere costantemente sotto controllo l'ambiente circostante, le relazioni e soprattutto l'affettività, soltanto grazie alla relazione imparerà a lasciarsi andare, perdendo il controllo ed avendo accesso alla sfera del piacere.


Da cosa nasce dunque, il desiderio di essere sottomessi?


Anche qui troviamo tante versioni. Non esiste una verità assoluta valida per tutti, ognuno ha il proprio background esperienziale, ed ognuno avrà la propria personale capacità di guardarsi dentro, di attuare dell’introspezione più o meno profonda, e, di conseguenza, capirsi.


Sembra che la motivazione che vada per la maggiore, sia quella della perdita totale del controllo.


Molte persone che si rivolgono a Dominanti per essere sottomessi, annullati, hanno nella vita privata ruoli di potere, di responsabilità, in cui devono ogni giorno prendere importanti decisioni.


Il fatto di dedicarsi un ora, due ore, ogni tot tempo, in base ovviamente alle necessità della persona, in cui possono cedere il controllo, la capacità critica, la capacità decisionale, annullare completamente il proprio Io, svuotare totalmente  la mente, dedicandosi soltanto a seguire le direttive della Padrona, permette allo slave di rilassarsi e riallinearsi con se stesso. 


In altri uomini, il desiderio nasce già in tenera età.


Difficile dire quale sia la causa scatenante, tuttavia in molti riferiscono di avere, già in età giovanile, questa forte spinta verso questo mondo, addirittura senza conoscerlo, con tutte le conseguenze di inadeguatezza che potrete immaginare ne derivino, e che collima poi, col passare degli anni, con l’aumentare delle conoscenze e delle informazioni, con la possibilità di concretizzare le proprie fantasie.


Un’altra motivazione, può essere quella che spinge un individuo dai tratti autolesionistici, autodistruttivi, o comunque con tendenze masochiste represse, a farsi avanti in questo mondo per poter convogliare questi impulsi in modo sano, sicuro e consensuale.


Come si può facilmente dedurre da quanto scritto finora, il comune denominatore alla base della scelta di intraprendere un percorso BDSM, a prescindere da quale sia la motivazione, è: la forte pulsione che spinge l’individuo ad avvicinarvisi, a volte senza nemmeno sapere il perché, l’impegno che egli ci mette quando comincia un percorso con una Padrona, e la profondità degli stati d’animo che riesce a raggiungere.


Senza contare che, l’avvicinamento a tale disciplina, portando maggiore equilibrio nella vita dello slave, influenzerà di conseguenza anche la sua vita privata, permettendogli un percorso di crescita e di conoscenza di se stesso sempre maggiori.


Va sottolineato che, perché ciò avvenga, deve esserci la figura Dominante adatta.


Adatta in termini di professionalità, empatia, esperienza e competenza, ed anche adatta per il singolo slave, che dovrà capire con che tipologia di Mistress cominciare questo percorso, dal momento che ognuna di noi ha caratteri diversi e approcci diversi.


Lo slave dovrà quindi trovare quella più adatta a lui, che lo stimoli e che lo guidi nel modo migliore.


Per non dimenticare, riporto ora, nuovamente, qualche regola:


1-La consensualità.


Il "sottomesso" acconsente di essere tale, esprime la sua volontà di incarnare questo ruolo ed i limiti e le regole del rapporto vengono definiti aprioristicamente sulla base di un accordo rassicurante accettato da entrambi i partners.


Nei casi estremi il sottomesso può ritirare il suo consenso in qualsiasi momento della relazione. 


2- Le "safe word" (o "parola di sicurezza")


Questa parola - o gestualità condivisa - quando viene esternata, consente al partner passivo di interrompere in qualsiasi momento la pratica erotica, per evitare rischi psichici e fisici.


3-La flessibilità nei ruoli.


Nel BDSM ogni partner è libero di scegliere il ruolo che trova più consono alla sua personalità ed alle sue inclinazioni ed anche cambiarlo a seconda del partner (solitamente avviene di rado).


Nessuno e' completamente dominante o sottomesso, le parti psichiche si intersecano e si scambiano.


Solitamente il "ruolo" scelto è espressione di una inclinazione psicologica, non segue mai una moda momentanea, ed è destinato a durare nel tempo.


4- La soddisfazione reciproca


Solitamente l'obiettivo è il piacere (psico-fisico) di entrambi i partners.


Talvolta però il piacere sessuale di un partner è limitato o procrastinato in funzione del piacere dell'altro, in questo caso la soddisfazione del partner sottomesso è soprattutto di tipo psicologico.


 Le tre regole fondamentali e necessarie del BDSM e i principi fondamentali per la sicurezza delle sue pratiche possono essere riassunti con la formula inglese Safe, Sane, Consensual (SSC) che può essere tradotta in italiano con Sicuro - Sano - Consensuale.


Il piacere - non solo sessuale - provato con il BDSM è dato dallo scambio di potere che avviene fra il dominante ed il sottomesso, dove la sottomissione/umiliazione del sottomesso nutre il dominante, esaltando la sua sensazione di potere; il sottomesso invece prova piacere dall'assenza di potere, dalla sensazione di impotenza e dall'immobilismo, oltre che dalle stimolazioni erotiche che il dominante elargisce come dono.


Può capitare che nel tempo il sottomesso possa richiedere pratiche sempre più audaci, ma il dominante può anche tirarsi indietro perché i suoi sentimenti glielo impediscono.


In questo caso l'eccesso di coinvolgimento diventa un rallentatore del bdsm.


Il legame d'amore che si crea nella coppia " dominante/sottomesso" è un legame importante, spesso forte, di appartenenza che crea spesso dipendenza psicologica.



Qualche nota psicoanalitica


 La relazione oggettuale che la coppia sadomasochistica instaura, soddisfa l’esigenza di fusionalità, di intimità e di controllo onnipotente dell'altro e sull'altro.


Nel bellissimo libro “ Tecniche dell’intimità” di Masud Khan, si sostiene che nella relazione sadomasochistica non vi è reciprocità, ma un coesistere di istanze fusionali e distruttive, cioè un’ambivalenza diversamente modulata - sia nel senso della seduttività che della fascinazione che ovviamente della collusione; trattasi infatti di partners che si riconoscono tra mille e si scelgono in funzione delle proprie mancanze, che spesso possono trasformarsi in una distruttività impulsiva e molto pericolosa.


Il masochista è solitamente fragile, insicuro, dipendente e volto a creare dipendenza.


Vive l'amore nel tentativo di realizzare una fantasia primitiva ed illusoria di ritorno alla "fusione" con l'oggetto primario.


Più aderirà alle richieste dell'altro è più sarà amato, fino a sacrificare del tutto se stesso.


La coppia sarà un folle laboratorio emozionale per realizzare la "fusione perfetta".


Il partner masochista solitamente accoglie immediatamente dentro di sé i fantasmi sadici dell'altro partner permettendone così la realizzazione, sempre nel tentativo masochistico di mantenere l’illusione dell’unione fusionale.


Il partner sadico diventa un deposta interno, da lì a breve, occuperà tutto lo spazio psichico possibile.


Contrariamente a quanto si può immaginare, questi amori regalano l'opportunità di entrare in contatto con parti sconosciute di sè e dell'altro, per attuare il proprio destino sentimentale, al di là ed oltre il gioco erotico. 


La coppia sadomasochistica sul piano psichico - non solo fisico - è una coppia candidata alla sofferenza perché non riesce in nessun modo a trovare il giusto equilibrio tra separatezza e fusione.


Quando i comportamenti sado-masochistici si cronicizzano, hanno come obiettivo - paradossale - di tenere insieme la coppia che altrimenti si separerebbe.


Talvolta, nei casi più estremi, abbiamo sentito dire o visto in tv, di coppie che rimangono insieme non più nella vita ma nella morte: tentativi di suicidio, omicidio, suicidi a due, comunque morti che "legano" a vita le coppie che altrimenti sarebbero destinate alla separazione.


 

Luisa Casati


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Pag. FB: BDSM Domination - Mindfucking